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IVREA, CITTÀ DELL’UNESCO

di N.M.
Ivrea, unità residenziale Talponia: uno degli edifici della città sociale  Ivrea, il palazzo degli uffici
Ivrea, unità residenziale Talponia: uno degli edifici della città sociale Ivrea, il palazzo degli uffici
Ivrea, unità residenziale Talponia: uno degli edifici della città sociale  Ivrea, il palazzo degli uffici
Ivrea, unità residenziale Talponia: uno degli edifici della città sociale Ivrea, il palazzo degli uffici

Ventinove i siti candidati da esaminare, due erano italiani: la città industriale di Ivrea e le colline del Prosecco. Il primo passa, il secondo viene rinviato. Ieri mattina il verdetto del Comitato per il patrimonio mondiale Unesco da Manama, in Bahrain, riunito fino al 4 luglio nella 42ª sessione. Salgono a 54 i siti italiani iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale e l’Italia resta il paese con più siti Unesco al mondo. Esultano il sindaco di Ivrea e il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli: la piemontese Ivrea rappresenta l’incrocio tra la sperimentazione di idee sociali e architettoniche sui processi industriali ed è un’esperienza innovativa di produzione industriale che ha considerato la qualità della vita della comunità locale. Fondata nel 1908 da Camillo Olivetti, la città industriale di Ivrea vide il suo sviluppo negli anni ’30 e ’60 sotto la direzione di Adriano Olivetti, periodo in cui l’azienda Olivetti produceva macchine da scrivere, calcolatrici meccaniche e computer. Oltre allo stesso Camillo Olivetti, progettarono edifici gli architetti Figini, Polini, Gabetti e Isola. La città è composta da edifici per produzione, amministrazione, servizi sociali e usi residenziali. La delegazione italiana, guidata dal sottosegretario agli Esteri Guglielmo Picchi, è riuscita poi a ribaltare il giudizio negativo della commissione tecnica sulle colline del Prosecco: «Abbiamo convinto i membri del Comitato a riconsiderare le raccomandazioni dell’organo tecnico dell’Organizzazione e a riconoscere l’unicità culturale e sociale delle Colline». L’Icomos ha ammesso «le alte potenzialità del sito candidato, che ha elementi di unicità che devono essere meglio precisate. Invita l’Italia a presentare il prossimo anno il dossier con le correzioni richieste». Tra gli altri siti che sono entrati nella lista la cattedrale di Naumburg, nella valle di Sassonia-Anhalt, sede episcopale, chiesa cattolica costruita nel 1213 su un edificio preesistente e divenuta chiesa luterana-evangelica. Approvate le candidature della foresta boreale di Pimachiowin Aki Manitoba and Ontario, Canada; e del Chiribiquete National Park in Colombia. L’Unesco ha iscritto 12 dodici siti cristiani nel Sud del Giappone, tra cui la cattedrale di Nagasaki. Approvati anche sette antichi monasteri e templi buddisti sudcoreani, del periodo dei Tre Regni, VII secolo. Tra i nuovi siti figura anche il progetto urbanistico realizzato a Mumbai in India, nella seconda metà dell’800: un insieme di edifici pubblici in stile neo-gotico vittoriano allargato ad altri edifici art deco dell’inizio del XX secolo. Punto di incontro del commercio tra Europa, Medio ed Estremo Oriente è stata ritenuto l’antico porto di Qalhat, sulla costa dell’Oman: le vestigia della città tra l’XI e il XV secolo sono state inserite nella lista così come l’oasi di Al-Ahsa, Arabia Saudita, dove dimorano 2 milioni e mezzo di palme, ed è registrata una canalizzazione modello. Approvato il recinto rurale per bestiame Thimlich Ohinga del XVI secolo, il più grande e meglio conservato insediamento murario a secco della regione del Lago Vittoria in Kenya. Entra nella lista dall’Iran otto aree archeologiche della provincia di Fars, che risalgono al III-V secolo, periodo dell'impero sassanide. •

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